|
Storia climatico-ambientale e scenario meteorologico in Calabria
La famosa elegia sull'eunomia di Solone
consegnata agli ateniesi nei primi anni del VI sec a.C., dove si mettono sotto accusa sia
le intollerabili condizioni sociali che il comportamento dei potenti,è una denuncia
accorata, una riflessione che trascende le circostanze storiche e che può dire anche oggi
qualcosa.La lirica di due millenni e mezzo fa e l'efficace monito di Solone che ha
scoperto fra i singoli aspetti ed i fattori della vita politica e sociale che vi sono
delle connessioni, assume una attualità drammatica.
Chi guarda al complesso di questa catena conseguenziale di cause ed
effetti, non si stupisce più che dalla diagnosi del malanno derivi la prognosi
peggiorativa d'una insanabile piaga: questa è la sentenza del medico sociale Solone.
E' vero che il male è progredito con la colpa di tutti, eppure gli
ateniesi hanno ancora la possibilità di voltare pagina. Il malanno si può arrestare a
patto che le cose che sono scarrucolate siano ricondotte sul giusto binario. Questa è la
medicina offerta da Solone.
Plinio, duemila anni fa, muove una critica violenta al comportamento
autodistruttivo praticato dall'uomo verso la natura in vari ambiti, e Seneca, suo
contemporaneo, fa una "profezia": "Non passerà molto tempo che non vi
sarà più un lago in cui non si rispecchiano i timpani delle vostre ville! Non vi sarà
più fiume le cui sponde non siano assediate dalle vostre residenze di campagna! OVUNQUE
LA COSTA DEL MARE S'INCURVI IN UNA BAIA, GETTERETE LE FONDAMENTA D'UN NUOVO
PALAZZO!".
Le civiltà del passato si sono rese colpevoli di danni inflitti
all'ambiente,danni le cui conseguenze si ripercuotono in parte fino ai nostri giorni.
Scrive Arnold Toynbee,1962, "le tracce lasciate dalla presenza del crudele Annibale
nel corso di quindici anni dal 217 al 203 a.C., sono ancora visibili" nel mezzogiorno
dell'antichità.
D'altra parte qui non si intende affatto muovere a quelle civiltà una
critica ispirata da una specia di disfattismo o, peggio, da presunzione. Porsi certe
domande è tuttavia leggittimo: non si può guardare alla storia estraendo da quelli che
sono i propri postulati e punti fermi, nè questo sarebbe auspicabile in funzione di
quell'acquisizione di nuove nozioni cui si mira. La "lealtà" è sicuramente
indispensabile, ma solo nei limiti in cui eviti di caricare l'oggetto della ricerca di
problematiche artificiose. Si vuole analizzare l' atteggiamento nella storia di fronte al
preciso rapporto fra progresso e natura, fra uomo ed ambiente del passato per capire
quello attuale e futuro.
Le conclusioni non saranno edificanti: sono troppi grandi, le
concordanze fra ieri ed oggi in fatto di atteggiamento incosciente di fronte alla
problematica ambientale. L'occhio rivolto all'immediata utilità economica, l'ignoranza
sistematica dei potenziali pericoli, la propensione a considerare il mondo della natura
come una specie di self-service a disposizione dell'umanità, la mentalità insita nelle
forme di sfruttamento attente soltanto al presente: tutto ciò che ha provocato e tutt'ora
provoca la crisi ecologica della nostra epoca è rilevabile anche nell'antichità.
Platone così descrive il processo di degrado geologico: " La
terra era intatta ai tempi in cui i monti erano ancora coperti da estese foreste. Le
radici degli alberi garantivano stabilità al terreno; e il terreno era fertile grazie a
un grasso strato di humus e perchè assorbiva le precipitazioni e immagazzinava
l'acqua.Con l'abbattimento dei boschi, la terra perse la maggior parte di questa sua
capacità d'accumulo dell'acqua, e cominciò l'erosione del suolo. L'acqua piovana prese a
precipitare lungo i pendii, portando sempre più terra con sè. " Rispetto alle
condizioni originarie, il medico Platone diagnostica una forma di magrezza, di esaurimento
su quelle che erano state le integre condizioni naturali ormai irreversibilmente perdute.
La nostra riflessione vuole essere un volo pindarico, nel tempo, sulle
cause economico-sociale che hanno influito sul territorio Calabrese tali da incidere
irreversibilmente sul clima e l'ambiente .
Settori
di domanda
OENOTRI - ITALI e BRUZI
- Tributo preteso dall'espansione dell'agricoltura anche con incendi
- Distruzione delle foreste per legname uso combustibile e materiale da costruzione
(prima con i boschi vicino i luoghi abitati e poi con il patrimonio boschivo più
distante) .
ELLENI (1100 a.C.)
- Tributo preteso dall'espansione dell'agricoltura anche con incendi
-Distruzione delle foreste per legname uso combustibile e materiale da
costruzione (prima con i boschi vicino le città e poi con il patrimonio boschivo più
distante).
-Distruzione delle foreste per la costruzione delle flotte navali
(materiale strateggico indispensabile; es.Temistocle, guerre del Peloponneso).
-Distruzioni di foreste per la costruzione di navi di lusso
(esaltazione dei committenti (Mega navi realizzate con legna prelevata in ogni parte del
Mediterreneo, saccheggio totale di grandi superfici forestali) (es. La Syrakusia era una
nave di 110 metri e 1700 t. di stazza il cui albero maestro fu trovato in una zona
montuosa della Calabria Meridionale-Bruzio).
ROMANI (264 a.C - 476 d.C.)
-Distruzione delle foreste per legname uso combustibile e materiale da
costruzione (prima con i boschi vicino le città e poi con il patrimonio boschivo più
distante).
-Distruzione delle foreste per la costruzione delle flotte navali
(materiale strateggico indispensabile; le navi erano costruite ove regnavano). I romani
sono responsabili della deforestazione di regioni prossime al mare situate in tutta l'aria
del mediterraneo.
-Il bosco cede il suo terreno per consentire la trasformazione in
superfici agricole coltivabili.
-Distruzione delle foreste per scopi edilizi (Le grandi città
dell'impero, le ville suburbane, gli incendi frequenti nelle abitazioni).
-Distruzioni di foreste per legname da ardere (espansione demografica;
gli impianti termali avevano bisogno di molta energia). Nel IV sec. a.C. si importava
legna da ardere dall'Africa.
-Uccisione di ingente quantità di animali (crudele passatempo negli
anfiteatri; I romani erano una macchina di distruzione).
-La produzione mineraria (piombo,gesso,creta, resina) .
-Le guerre (la strateggia della terra bruciata) (es.Annibale II°
guerra punica durò anni).La devastazione delle campagne era consi
derata con tanta naturalezza uno strumento tattico e strateggico della condotta di guerra.
(Presso i greci questa devastazione dei fondi era normale prassi bellica ed i romani
l'appresero bene e la peggiorarono).
BIZANTINI (600)
(LONGOBARDI)
-E' una fase di estrema miseria dove avviene la ricostituzione medio
rinascimentale.
ARABI(878)
NORMANNI (1000)
-Saccheggiatori e devastatori
-I Normanni prima saccheggiatori e devastatori e poi amici
-Invenzione dell'aratro a vomere versoio tirato da animali, rivoltava
le zolle, portando in superfice il terreno profondo)
-Il legno delle chiese e delle cupole romane è quasi tutto della Sila
e delle Serre
REGNO DELLE DUE SICILIE
REGNO BORBONICO (XIX sec.)
-Abbattute foreste per ampliare le superfici coltivabili
-L'incremento demografico richiede legna per ogni uso
-La legna per la costruzione delle Ferrovie (reperimento legna in zone
lontane dalle coste,1837)
XX SECOLO
-Incendi
-Legnami per carpenteria
-Scoperta delle Macchine
-Petrolio
-Bonifiche,regimazione e rimboschimento
-Impianti termici,condizionamento,illuminazione generalizzata
-Strade con bitume
-Cappa di calore sulle città
-Rivoluzione verde (concimi,insetticidi,erbicidi,fungicidi)
-Cementificazione selvaggia sulle coste e nell'interno
XXI SECOLO (da "il Giornale di Calabria"
28.06.01)
"Nasce la Filiera del Legno". Attingere alle reali risorse
del territorio,valorizzando il patrimonio boschivo e, al contempo, creare occasione di
lavoro qualificato. E' questo lo scopo di un Protocollo d'intesa sottoscritto oggi tra la
Regione Calabria e la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Comitato per il coordinamento
delle iniziative per l'occupazione. L'intesa è siglata dal responsabile del comitato
Gianfranco Borghini,dal Presidente della Giunta Regionale G.Chiaravalloti, assessori
Bagarani, Dima, Fuda, oltre che dal Consorzio Mediterraneo del Legno, Guglielmo
Berti
Le aree boscate costituiscono una risorsa naturale per il territorio ed
il livello di accrescimento delle piante consente una utilizzazione ai fini produttivi del
legname
.
La Regione Calabria, tramite AFOR, si impegna a fornire al Consorzio,
per un periodo di 20 anni, una quantità di legname di 40mila metri cubi all'anno,
utilizzando alcune piante del demanio regionale, effettuando nel contempo un'efficace
manutenzione del territorio e dei boschi e sviluppando le superficie boscate in aree
spoglie e marginali, che potranno essere oggetto di rimboschimento. |
|