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  • “Gazzetta del Sud”  Rocca di Neto due pecore affette dalla “lingua blu”
    ROCCA DI NETO - E’ senza posa l’attività di controllo del Nucleo antisofisticazione di Cosenza che nel territorio provinciale ha passato al setaccio gli allevamenti.
    Su un allevamento ovino a Rocca di Neto gli uomini del Nas hanno rilevato la presenza di due pecore affette dal morbo della “lingua blu”, una malattia molto contagiosa tra gli ovini ed i caprini, trasmissibile anche ai bovini ma del tutto innocua per l’uomo.
    (9 febbraio 2001)

  • “Gazzetta del Sud   Settingiano/ Il ripopolamento faunistico comincia dalle lepri
    di Tommaso Migliaccio
    ……L’intervento è stato programmato nel   2000 ed avviene ora,in quanto la caccia è stata chiusa il 31 gennaio. Non si tratta di un momento a sé stante, anzi tutto è in linea con un piano faunistico provinciale. …si prevede in marzo un ripopolamento di cinghiali e in giugno quello di giovani leprotti. Oggi il mondo venatorio, spesso diviso al suo interno, ha trovato in questo impegno concreto a favore della natura un momento di unità.
    (9 febbraio 2001) 

  • “Il Messaggero”  Scoperte/E’ il primo caso del morbo documentato nella storia
    Negli Usa l’esame del Dna conferma: l’impero romano travolto dalla malaria
    Di Stefano Trincia
    …….opera di una semplice quanto micidiale zanzara anofele portatrice di malaria,sostiene ora invece la scienza anglo americana che ha analizzato il Dna di un bambino seppellito in un cimitero romano 1500 anni fa. Nelle sue ossa gli studiosi dell’Università di Manchester e di Tucson in Arizona hanno individuato tracce inconfutabili di infezioni da Plasmodium falciparum, la quarta e più letale forma di malaria. La fascinosa spiegazione è il frutto degli scavi condotti per vari anni a Lugnano, piccolo centro della Valle del Tevere a Nord di Roma da una equipe di archeologi americani guidata dal prof. David Soren dell’Università di Tucson. …….la malaria falcipara sarebbe arrivata dall’Africa, avrebbe attecchito in Sardegna per poi sbarcare nelle zone acquitrinose della Valle del Tevere a metà del quinto secolo d.C. …. È del tutto probabile che l’epidemia causata da una forma particolare virulenta del morbo, abbia finito per corrodere le ultime fibre della Roma tardo-imperiale, contribuendo in modo sostanziale alla sua caduta.

  • RN - Le Scienze     Effetto serra? Neppure le Piante l'apprezzano
    (L. Sanità di Toppi,Raschi,Miglietta)
    Secondo stime il biossido di carbonio planetario aumenta di 1,5 - 2,5 micromoli all'anno ….. Un raddoppio della concentrazione di biossido di carbonio - del tutto verosimile da qui al 2100 - comporterà un aumento della temperatura globale per effetto serra da 1 a 4.5 gradi,con conseguenze difficilmenti prtevedibili,ma quasi sicuramente dannose per molti ecosistemi.
    ……….avvantaggiate da una atmosfera ricca in biossido di carbonio dovrebbero essere le piante che utilizzano questo gas per la loro attività fotosintetica. Il principale sistema artificiale di arricchimento di biossido di carbonio è il " FACE" (Free Air CO2 Enrichment), con il quale si fumigano sia piante coltivate in pieno campo sia ecosistemi naturali. Campi con sistemi Face sono in funzione in Europa. In Italia, presso Tuscania (Viterbo) e Rapolano Terme (Siena). Le ricerche effettuate nelle aree geotermiche in cui vi sono emissioni tali da rendere invivibile l'ambiente hanno determinato solo incrementi nel tasso fotosintetico della maggior parte delle piante. Un aspetto positivo è invece una maggiore crescita dei FUSTI, e quindi in definitiva una maggiore produzione di biomassa. Potenzialmente ciò potrebbe portare a più rapidi cicli di rigenerazione delle foreste. Ma si è pure visto che piante di pino silvestre si accrescono nel primo anno ma già l'anno dopo questo vantaggio si riduce. Probabilmente il vero fattore limitante per la crescita e la produttività di diverse piante superiori sembra non essere il biossido di carbonio in sé, ma la presenza di altre risorse primarie, quali i nutrienti (azoto),l'acqua e,in misura minore, la luce. 

  • RN - Il Resto del Carlino: Il LUPO torna in Italia
    Dopo secoli di persecuzioni il lupo è tornato in Italia. Ogni anno si registra un aumento del 7% di questi esemplari nella penisola. 30 anni fa erano solo 100 i lupi sopravvissuti. Dal 1976 il lupo è una razza protetta. Oggi sono 400 gli esemplari in Italia. Secondo Ettore Randi, ricercatore,il lupo si sta riproducendo molto più velocemente in Italia. Gli ostacoli alla sua sopravvivenza: cacciatori ed agricoltori che abbattono ed avvelenano circa il 20% degli esemplari ogni anno. Altri ostacoli alla riproduzione dei lupi: la concorrenza dei cani selvatici nell'approvvigionamento del cibo e nella conquista del territorio. Inoltre il lupo tende anche ad accoppiarsi con esemplari di cani selvatici,rendendo a volte impura la razza. Sembra che i lupi Italiani siano quasi tutti di razza pura. Esiste inoltre,la forte opposizione da parte dei coltivatori diretti che temono che il ripopolamento del lupo metta a rischio altre specie animali. Intanto a detenere il primato della razza è l'Europa orientale che conta circa 2.500 esemplari, sparsi sui rilievi carpatici in Ucraina,Romania e Slovacchia  

  • RN - Il Resto del Carlino: Flusso record di UCCELLI nello stretto di Messina
    Il flusso migratorio è più che raddoppiato rispetto agli anni scorsi.Nel solo mese di aprile del 2000 sono stati avvistati oltre 5.000 rapaci che potrebbero diventare 10.000 al termine della migrazione, nei primi mesi di giugno. La situazione sta migliorando non solo per le condizioni meteo favorevoli, ma anche per i controlli nei confronti dei bracconieri ancora presenti sullo Stretto, sia sul versante siciliano che calabrese.
    Il record dei passaggi spetta: Albanella minore (Circus pygargus), un rapace che frequenta in particolare i campi coltivati. Le specie di rapaci rare: capovaccai, nibbi reali, falchi sacri, alabelle pallide, falchi cuculli, falchi pescatori.  Lo stretto di Messina insieme con quello del Bosforo in Turchia e quello di Gibilterra, è una delle aree chiave per la migrazione degli uccelli.

  • RN - Il Resto del Carlino: Tremila VOLPI e VISONI morti per il caldo
    Sono 30.000 le volpi ed i visoni morti a causa del caldo in Italia dall'inizio dell'estate 2000,nei 63 allevamenti di animali da pelliccia ed in quelli illegali. Il rappresentante Italiano del "Peta" (People for the etichal treatment of animals), W. Caporale ricorda che hanno iniziato a patire un caldo soffocante soffrendo di vertigini e vomito; le vittime più comuni sono i cuccioli. Caporale ha spiegato che gli animali da pelliccia trascorrono la vita negli allevamenti in piccole gabbie sporche e con il fondo metallico in rete, esposti forzatamente al vento,al gelo per infoltire il pelo. Verso i 6-8 mesi vengono sterminati nelle camere a gas,per rottura delle ossa cervicali, soffocamento o sparo di chiodo nel cervello.

  • RN - Il Resto del Carlino:   I TOPI proteggono il genere umano dalla peste
    (Barbara Nencini)
    Lo sterminio dei roditori costringerebbe le pulci a trovare nell'uomo il nuovo ospite.
    Attenti ad uccidere i topi,potreste scatenare un'epidemia di peste. E' questo il monito che appare sulla rivista Nature. La Morte Nera, che durante il Medioevo ridusse la popolazione d'Europa ad un terzo di quella esistente all'epoca, è ancora un problema in alcune zone dell'Africa e dell'Asia. La trasmissione dell'infezione avviene tramite le pulci che vivono normalmente nelle tane dei ratti. Uccidere in massa colonie di topi significherebbe alterare la catena biologica, tanto da indurre le pulci a cambiare comportamento. Non avendo più a disposizione il ratto, l'insetto cercherebbe un altro ospite e potrebbe scegliere l'essere umano, diffondendo il contagio.
    Alcuni ricercatori dell'università di Cambridge hanno studiato  il comportamento delle pulci se fossero eliminati 60.000 ratti. Se, dopo alcuni casi di contagio nel genere umano,si procedesse allo sterminio dei ratti,il numero di quelli ancora vivi sarebbero insufficienti ad attirare le pulci, che invece si dirigerebbero ancora maggiormente sull'uomo. In tal caso il contagio si spargerebbe a macchia d'olio.
    Il dott. Ian Burgess del centro medico per l'entomologia ha affermato che le pulci dei ratti tendono a stare nelle tane piuttosto che addosso a questi animali, ma in caso di una forte diminuizione dei ratti,allora il numero delle pulci su ogni roditore tenderebbe a crescere in modo sproporzionato, aumentando il rischio contagio. In Inghilterra nei secoli passati si è rivolta particolare attenzione al conteggio del numero di pulci che ogni ratto trasportava sul suo pelo. Maggiore era il numero, maggiore era il rischio che un'epidemia di peste stesse per scoppiare

  • "Il Giornale di Calabria " 28.06.01
    "Nasce la Filiera del Legno". Attingere alle reali risorse del territorio,valorizzando il patrimonio boschivo e, al contempo, creare occasione di lavoro qualificato. E' questo lo scopo di un Protocollo d'intesa sottoscritto oggi tra la Regione Calabria e la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Comitato per il coordinamento delle iniziative per l'occupazione. L'intesa è siglata dal responsabile del comitato Gianfranco Borghini, dal Presidente della Giunta Regionale G.Chiaravalloti, assessori Bagarani, Dima, Fuda, oltre che dal Consorzio Mediterraneo del Legno, Guglielmo Berti……
        Le aree boscate costituiscono una risorsa naturale per il territorio ed il livello di accrescimento delle piante consente una utilizzazione ai fini produttivi del legname….
        La Regione Calabria, tramite AFOR, si impegna a fornire al Consorzio,per un periodo di 20 anni, una quantità di legname di 40mila metri cubi all'anno, utilizzando alcune piante del demanio regionale, effettuando nel contempo un'efficace manutenzione del territorio e dei boschi e sviluppando le superficie boscate in aree spoglie e marginali, che potranno essere oggetto di rimboschimento."

  • "dal Boll. Uff. Reg. Calabria "
        Periodi a rischio di incendio boschivo e divieti
    Le condizioni ambientali e vegetazionali della Calabria, la espongono a rischio di incendi boschivi per tutto il periodo dell'anno. Tuttavia l'art. 3 comma 3 lett. D della L. 353/2000 stabilisce che il piano deve, fra l'altro, stabilire i periodi a rischio di incendio boschivo.
    Sull'intero territorio regionale, il periodo di grave pericolosità decorre dal 15 giugno al 30 settembre 2001, fatta salva la eventualità di estendere lo stesso in relazione all'andamento climatico.
        Su tutto il territorio regionale,durante il predetto periodo di grave pericolosità è fatto divieto:
    -di accendere fuochi,di brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli in boschi e nei terreni cespugliati;
    -di usare motori, fornelli o inceneritori che producono faville o brace, nei boschi e nei terreni cespugliati;
    -di fumare o compiere ogni altra operazione che possa creare pericolo immediato di incendio nei boschi e nei terreni cespugliati;
    -inoltrare auto nel bosco e parcheggiare con la marmitta (specialmente se catalittica) a contatto con dell'erba secca;
    -abbandonare rifiuti nei boschi e in discariche abusive.
    I comandi militari nell'esecuzione di esercitazioni, campi e tiri devono adottare tutte le precauzioni per prevenire incendi.

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